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TUTTO SUL  METODO CASIRAGHI-JONES

  1. Il Metodo Casiraghi-Jones in 18 domande e risposte

  2. Dicono di noi: la rivista English4Life

  3. La pronuncia guidata

  4. La traduzione parola per parola

  5. A chi è rivolta English4Life Online

  6. Come studiare con English4Life Online

  7. Repetita iuvant (l'importanza della ripetizione)

  8. Portiamo in classe il materiale autentico di English4Life

  9. Il manifesto del Metodo Casiraghi-Jones

  10. Che cos'è il "dettato fonetico"

  11. Dicono di noi: le headlines

  12. Studiare con i DVD

 



IL METODO
CASIRAGHI-JONES
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IL METODO CASIRAGHI-JONES IN 18 DOMANDE E RISPOSTE

In questa intervista rispondiamo ad alcuni dei principali quesiti che normalmente ci vengono posti in merito al nostro modo di insegnare l'inglese. Il Metodo Casiraghi-Jones è un misto di buon senso e di scientificità perché è radicato nel modo con cui veramente impariamo, è realistico perché non suscita illusioni di un facile apprendimento ma è anche un incoraggiamento a scoprire nello studio di una lingua non solo la fatica di imparare ma anche il piacere di imparare!


1. Il Metodo Casiraghi-Jones si applica esclusivamente allo studio dell'inglese?

No davvero. Si tratta di un metodo applicabile allo studio di tutte le lingue.

2. Qual è la caratteristica principale del metodo?

Più che di un metodo si tratta di un multimetodo. Noi riconosciamo che ogni persona che impara è diversa e che ha il diritto di scegliere fra una molteplicità di sistemi di insegnamento selezionando quello o quelli che fanno più al caso suo.

Casomai, l'originalità sta nel fatto che il nostro metodo tende a rivalutare dei sistemi di apprendimento che lo sviluppo dell'industria educazionale ha completamente dimenticato.

E questo riguarda soprattutto lo studio della lingua inglese dove si è imposto il sistema aberrante di imparare la lingua inglese solo con l'ausilio della lingua inglese, senza cioè alcun ricorso al supporto della lingua madre dell'allievo, il che risulta comodo soprattutto per gli editori di lingua inglese che senza fare la fatica di localizzare i loro prodotti sono in grado di vendere uno stesso libro di testo o metodo in tutto il mondo.

Se poi chi impara l'inglese è obbligato a fare una fatica sovrumana per capire o diventa insegnante-dipendente in quanto non ha uno straccio di traduzione italiana che possa aiutarlo a capire autonomamente, tanto peggio per lui.

3. Dunque il Metodo Casiraghi-Jones si colloca in opposizione ai sistemi già esistenti?

Assolutamente no. Siamo in opposizione al fatto che i metodi esistenti diventino totalizzanti e pretendano di rappresentare l'unica risposta ai bisogni di chi vuole imparare le lingue.

Siamo in opposizione al fatto che si ingessino costantemente le mille possibilità di imparare una lingua riducendola a seguire un libro di testo scritto esclusivamente in inglese.

Ci va bene il metodo dell'insegnare una lingua con la lingua o il crash course più estremo perché riteniamo che ci siano effettivamente dei casi in cui quelli sono i metodi più efficaci e, comunque, rispettiamo sia la libertà di impresa che la libertà di chi studia di scegliere le strutture educative e i metodi didattici che vuole.

Ma siamo convinti che per la maggioranza di chi vuole imparare, il Metodo Casiraghi-Jones rappresenti sicuramente una risposta più umana ed efficace.

4. Ma, dunque, concretamente...?

In concreto, il Metodo Casiraghi-Jones presenta sia una parte teorica che una parte pratica. La parte pratica è la rivista English4Life, oggi sostituita dal servizio English4Life Online.

La prima cosa che si nota è la scelta dei materiali educativi. Invece di articoli di taglio giornalistico o culturale, ci buttiamo su quella che sembrerebbe "letteratura minore", ovvero fumetti e soap operas come Adventures in Temping o An Aussie Backpacker. Per noi non è letteratura "minore" anzi forse non è neppure letteratura o arte. Ma è lingua parlata. Questa è la cosa importante.

Analizzando la realtà italiana si scopre che anche chi sa l'inglese abbastanza bene non conosce per niente l'inglese parlato. Come se imparare una lingua fosse sempre e solamente imparare una lingua scritta.

Noi diciamo invece che chi impara l'inglese deve porsi come obiettivo quello di imparare l'inglese parlato che è "la madre di tutti gli apprendimenti linguistici" per così dire, perché è la lingua con cui si comunicano le emozioni e i sentimenti.

In questo senso, English4Life Online sarà una sorpresa per molti che pensano di sapere l'inglese e che si renderanno ben presto conto di non essere in grado di capire delle cose che per un inglese sono di livello assolutamente elementare ma che, da noi, non si insegnano neppure nei corsi di livello universitario.

5. Ma non è sbagliato partire dallo slang?

Attenzione. Qui non stiamo affatto parlando di slang. Qui stiamo parlando del modo di parlare abituale di tutti gli inglesi, di ciò che rappresenta il bagaglio linguistico ed espressivo comune a tutti i cittadini anglosassoni.

Il linguaggio parlato non c'entra niente con lo slang. Se io in italiano dico: "Questa è una bufala!" oppure "Io non ci sto!" oppure "Ti andrebbe un gelato?", questo non è slang ma normalissimo modo di parlare comune a tutti i cittadini italiani.

Lo slang, invece, è un linguaggio o, più spesso, un gruppo di termini che circola solo entro gruppi limitati della popolazione, che so, i liceali, gli informatici, i criminali... La confusione fra slang e linguaggio parlato ostacola la corretta percezione che il linguaggio parlato deve rappresentare l'obiettivo numero uno dell'insegnamento linguistico.

6. Come mai questa insistenza sull'Inghilterra? E gli Stati Uniti dove li lasciamo?

Anche qui non possiamo non notare una sorta di schizofrenia che permea la società italiana.

Da un lato l'insegnamento scolastico ufficiale è interamente basato sulla lingua inglese come la si parla in Inghilterra. Dall'altro però l'Italia è dominata culturalmente dagli Stati Uniti attraverso film, TV, letteratura, i computer e Internet.

Il risultato è che lo studente italiano impara l'inglese in modo ibrido: pronuncia alcune parole, che ha imparato a scuola, secondo la norma britannica, e altre, che ha imparato strada facendo, secondo la norma americana.

La stessa cosa riguarda il lessico, con continue confusioni e incertezze, in quanto gli standard di riferimento finiscono per essere due: l'inglese parlato in Inghilterra e quello parlato in America.

Ora, secondo noi, bisogna uscire dall'indecisione e riconoscere che esistono due lingue parlate distinte: l'inglese e l'americano. A questo punto spetta all'utente scegliere quale delle due vuole imparare. O, in alternativa, decidere se vuole imparare entrambe, pagando ovviamente lo scotto di questa lodevolissima ambizione sotto forma di maggior tempo e fatica da dedicare all'impresa.

7. Ma voi, per il vostro sito che tipo di inglese avete scelto?

Noi proponiamo prevalentemente l'inglese britannico e infatti scegliamo materiali e riferimenti culturali inglesi pressoché al 100%. Fa eccezione il canale tematico Magic Advanced che, essendo rivolto a un pubblico maggiormente esperto e che ha sostanzialmente solo bisogno di rinfrescare il proprio inglese, rappresenta un mix di inglese internazionale. Ma anche all'interno di quel canale contrassegneremo con una bandierina britannica i testi realizzati in inglese UK!

8. Tornando a English4Life Online, siamo rimasti molto colpiti dall'idea della doppia traduzione. Ce la potete spiegare?

Uno dei principi teorici del nostro metodo è che si deve minimizzare la frustrazione nell'apprendimento. Imparare una lingua è una cosa lunga e complessa e non è giusto renderla ancora più lunga e complessa creando ad arte - o involontariamente - degli ostacoli. Alla ricerca di un termine per stigmatizzare questo comportamento pro-frustrazione tipico di una certa impostazione scolastica, ci è venuta in mente l'espressione "diniego di traduzione".

9. Cosa significa “diniego di traduzione”? Sembra una cosa brutta...

Negare la traduzione quando si presenta un testo inglese, ovvero darla solo in percentuali minime (l'uno per cento delle parole) o magari darla ma solo alla pagina successiva in modo da renderne scomoda la consultazione sono altrettanti esempi di un atteggiamento produttivo di frustrazione in chi deve imparare. Ed in particolare di quella terribile frustrazione che consegue al fatto di non capire subito!

Questa frustrazione è il nemico numero uno di chi sta imparando e dovrebbe essere bandita per sempre da ogni contesto educativo. Per tornare a English4Life Online, la cosa che farà sensazione sarà sicuramente la disponibilità della traduzione integrale in lingua italiana di tutti i materiali presentati.

Addirittura, la traduzione è quasi sempre duplice: da un lato quella in buon italiano e dall'altro quella letterale, che permette di capire fino in fondo le differenze tra la lingua madre di chi impara, nel nostro caso l'italiano, e la lingua da imparare, in questo caso l'inglese.

10. Avete anche coniato il concetto di "metodo differenziale"...

Sì, parliamo di metodo differenziale, di traduzione differenziale, di sensibilità differenziale e anche di dizionario differenziale.

Prendiamo la lingua inglese. Se io sono giapponese o se sono italiano, le difficoltà nell'impararla saranno diverse. Quelle che infatti si fa fatica ad imparare sono le differenze tra la lingua di partenza e la lingua di arrivo. Differenze massime nel caso del giapponese (che non a caso sono dei parlatori di inglese ben peggiori degli italiani), differenze minori nel caso dell'italiano.

Queste differenze esistono a qualsiasi livello linguistico ma spesso non ce ne rendiamo conto e non diventano mai parte del nostro patrimonio linguistico. Se io dico in italiano "ho fame", in inglese devo dire invece "io sono affamato".

La mancanza di attenzione verso la differenzialità tra le lingue fa sì che gli italiani, per esempio, parlino una sorta di inglese tradotto dall'italiano in modo meccanico anziché adottare le espressioni che un inglese vero userebbe nello stesso contesto. Questo perché nessuno li ha mai resi consapevoli della differenzialità esistente fra le due lingue.

La doppia traduzione, come l'abbiamo implementata in English4Life Online, sensibilizza chi impara a riconoscere subito e a studiare le differenze con cui la lingua italiana e la lingua inglese esprimono uno stesso concetto.

In altre parole: chi studia una lingua pensa di solito che tutto sia uguale e che ci siano, poi, anche alcune diversità. La realtà invece è che tutto è diverso e che, poi, ci sono anche alcune cose uguali!

11. Ma l'accento su tutta questa diversità non può finire per scoraggiare chi studia?

Chi sta studiando una lingua, per questo stesso fatto, è già abituato a incontrare lo scoraggiamento e la frustrazione, e il Metodo Casiraghi-Jones non c'entra per niente. La frustrazione è un qualcosa di assolutamente inerente allo studio di qualsiasi lingua e la ragione di ciò non è difficile da capire.

Chi ha deciso di imparare una lingua, vorrebbe ovviamente acquisirla nel tempo più veloce possibile ma, con le lingue, nessuno è mai in grado di sapere né quanto tempo ci vorrà né tantomeno di individuare delle tappe intermedie precise, che permetterebbero di dire: "Ok, sono a metà strada", "Ok, mi manca ancora questo o quest'altro e poi avrò finito."

Questo aspetto dello studio delle lingue non viene mai affrontato perché l'industria dell'insegnamento ne è terrorizzata. Ma per il Metodo Casiraghi-Jones è fin troppo ovvio che quando si insegna una lingua ci si debba occupare anche di questi aspetti psicologici perché sono assolutamente essenziali.

Un metodo che non tenga conto delle difficoltà reali di chi impara è votato alla sconfitta o all'insincerità.

Chi studia, come chi lavora, ha diritto a sapere esattamente che cosa lo aspetta quando inizia una determinata attività. Deve poter fare i propri piani esistenziali ma anche i propri piani economici, sapere che cosa dovrà spendere e sapere anche quale potrà essere il ritorno di questo investimento.

12. E che ritorno c'è secondo voi dall'insegnamento di una lingua?

Per noi è chiaro che il ritorno c'è sempre: imparare un'altra lingua è, fra tutte le esperienze umane, una delle più belle e positive. È un arricchimento della propria persona, un avvicinamento all'altro e al diverso e, in più, una carta fondamentale per migliorare le proprie condizioni di lavoro e per occupare posizioni di maggiore responsabilità.

Dunque, motivi per imparare le lingue a dovere ce ne sono a bizzeffe. E non è il caso di creare una pseudo-motivazione con i falsi argomenti del "è facile", "in pochi mesi parlerai inglese" eccetera.

Una volta che qualcuno ha deciso di imparare l'inglese, le uniche questioni che contano sono come arrivare alla meta nel modo più facile, più divertente, più efficace e meno dispendioso in termini economici. Se questo poi comporta tre mesi di studio o dieci anni, dipenderà da molti fattori...

13. Quali?

Non stiamo facendo un discorso scientifico. Diciamo che al primo posto sta sicuramente la motivazione, quella molla interiore che ti mette al riparo dalla frustrazione e dalle inevitabili fatiche dello studio di una lingua.

14. Be', la motivazione uno non se la può dare...

Secondo noi non è così. La motivazione è un elemento che si può benissimo coltivare anche se i sistemi prevalenti non brillano certo per aver dato alla motivazione il posto centrale che le spetta nello studio delle lingue. Creando più motivazione, saremmo in grado di ridurre del 50% le difficoltà e il tempo di apprendimento di una lingua!

15. Oltre alla motivazione, quali altri fattori sono rilevanti?

Innanzitutto va citata l'esperienza linguistica precedente ossia se si sono già studiate altre lingue o l'inglese stesso oppure se si parte da zero, in modo ingenuo e senza avere la minima idea di cosa significhi apprendere una lingua.

Conoscere già qualcosa di inglese è di solito un bene, anche se non va sottovalutato il rischio di aver acquisito delle cattive abitudini linguistiche (per esempio, una cattiva pronuncia): in questo caso, ci sarà allora la difficoltà supplementare di dover anche sradicare queste cattive abitudini.

Al terzo posto troviamo un fattore personale che si esprime nella differenza tra chi impara una parola dopo averla letta una sola volta e chi la impara dopo averla letta cinque o dieci volte. La cosa essenziale da ricordare a questo proposito è che chiunque, sia chi è benedetto da una particolare capacità di memorizzazione, sia chi è apparentemente meno favorito e ci mette più tempo o fa più fatica (la maggioranza di noi, scrivente incluso) può arrivare alla meta. Il principio è: se hai imparato la tua lingua (nel nostro caso, l'italiano), puoi anche imparare qualunque altra lingua!

Fondamentali sono poi le risorse di studio disponibili in termini sia qualitativi che quantitativi (vocabolari, metodi, libri, riviste, CD-Rom, Internet, TV satellitare, televideo, corsi, scuole) e la disponibilità o meno di risorse finanziarie che ci permettano di scegliere liberamente le migliori risorse a prescindere dal loro costo (caso che ovviamente riguarderà una minoranza fortunata).

Ma sopra tutto, ed è il fattore più banale, ma anche più sovente trascurato, dobbiamo parlare dell'elemento tempo. Il successo nello studio di una lingua è infatti direttamente proporzionale al numero di ore di studio o di esposizione alla lingua.

16. L'esposizione alla lingua è per il Metodo Casiraghi-Jones un concetto centrale...

Certo. È uno dei nostri concetti fondanti. L'idea è che chi impara una lingua, nel nostro caso l'inglese, dovrebbe cominciare un gioco di simulazione in cui tutto il suo normale ambiente italiano viene gradualmente esposto alla lingua inglese.

Come? Acquistando il Times invece di un quotidiano italiano, guardando Sky News piuttosto che Rai 1, ascoltando alla radio BBC1 piuttosto che un’emittente locale, vedendosi i film in DVD in versione originale anziché la videocassetta in italiano, scrivendo a un pen-pal o chattando con coetanei su un sito internet inglese anziché su un sito italiano.

Esporsi alla lingua significa approfittare di ogni momento e di ogni occasione per cercare di stare in contatto con la lingua che si vuole imparare.

L'esposizione alla lingua è un concetto fondamentale anche da un altro punto di vista: esprime infatti il convincimento che esponendosi alla lingua in modo ripetuto e con gli opportuni strumenti di supporto (come le traduzioni) sia possibile imparare la lingua stessa più rapidamente e quasi azzerando la fatica.

Questa è la vera scommessa per noi: creare un metodo di insegnamento linguistico che comporti frustrazione zero e fatica zero. Per la rivista English4Live avevamo creato appositamente un metodo di rilettura passiva che permette di sperimentare i benefici dell'esposizione ripetuta alla lingua.

Per quanto riguarda il sito English4Life Online ci piacerebbe poter riproporre la stessa cosa ma in modo informatico così che il nostro utente, ogni volta che si colleghi a una determinata risorsa didattica, possa subito rendersi subito di quante volte l'ha studiata e in quali date l'ha studiata.

17. Sì, consigliate addirittura di rileggere ogni pagina della rivista ben cinque volte. Ma che tecnica di lettura è? Ce lo potete spiegare?

È una tecnica di lettura passiva (=esposizione alla lingua) in cui si legge prima la traduzione italiana di un testo e poi l'originale inglese badando solo a capire quale parola corrisponde a quale, senza alcuno sforzo di ritenzione mnemonica.

Sulla rivista English4Life, dopo aver letto la prima volta il testo in questo modo, si barrava la casella inserita sulla pagina in corrispondenza del numero uno e si passava ad un altro testo.

Una volta terminati tutti i testi della rivista, avendo sempre avuto cura di barrare la casella numero uno, si poteva poi ritornare ai testi già letti in precedenza per una seconda lettura (e questa volta si barrava la casella numero due) e così via fino alla quinta lettura.

A questo punto si procedeva a leggere il testo nell'originale inglese scoprendo, con tutta probabilità, di essere in grado di capirlo perfettamente.

È chiaro che questa tecnica è da consigliare soprattutto a chi inizia... ma permette di ottenere dei risultati stupefacenti per velocità ed efficacia.

18. Una tecnica in cui è applicato proprio il concetto di esposizione alla lingua...

Certo. E data l'importanza di questo concetto, consentiteci di spiegarlo ancora una volta ma in termini ancora più pratici. Con un esempio.

La prima volta che gli italiani hanno sentito le parole squatter o la parola inciucio, probabilmente non sono riusciti a memorizzarle.

A furia di sentirle ripetere, però, ci sono entrate in testa: qualcuno di noi le avrà memorizzate già a partire dalla seconda volta che le sentiva, qualcun altro dalla terza o dalla quarta volta ma, alla fine, tutti noi le abbiamo imparate.

E attenzione, le abbiamo imparate senza fare alcuna fatica, senza aver mai dovuto dire a noi stessi: "Ora devo imparare il significato di squatter e inciucio". La semplice esposizione ripetuta a queste parole in tempi ed occasioni diverse ha automaticamente fatto sì che il nostro cervello creasse un'associazione permanente tra queste parole e il loro significato.

Questo è il concetto centrale dell'apprendimento delle lingue. A fronte del pregiudizio imperante secondo il quale "bisogna essere predisposti allo studio delle lingue" bisogna far presente che l'essere umano è congenitamente PREDISPOSTO alle lingue. Non esiste essere umano che non sia predisposto allo studio delle lingue.

La prova? Il fatto che tutti noi, di lingue ne impariamo almeno una: la nostra lingua, quella che per noi è la lingua madre. E la impariamo senza bisogno di regole o di grammatica in virtù del solo fatto che il nostro cervello, essendo esposto alla lingua ripetutamente e in contesti uguali, si mette automaticamente a costruire pezzi di lingua, a registrare regole e regolarità, a ricreare nella nostra mente la complessa architettura del linguaggio.

Questa è la grande e banale verità dello studio delle lingue. Capire questo punto, significa aver già capito quasi tutto il Metodo Casiraghi-Jones. Perché il resto è solo una conseguenza.

 






 

 
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