Impero britannico
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L'Impero britannico fu la prima superpotenza mondiale; nel 1921 dominava su una popolazione di 400 - 500 milioni di persone (circa un quarto della popolazione mondiale) e misurava circa 36 milioni di kmq, circa il 40% delle terre abitabili, e poco di piú del secondo impero mondiale per estensione, l'Impero Mongolo, che al suo apice misurava quasi 35 milioni di kmq.
L'Impero Britannico si formò in 300 anni, attraverso una serie di fasi di espansione tramite il commercio, la colonizzazione o la conquista, alternate con fasi di diplomazia pacifica e commercio o da contrazione dell'Impero. I suoi territori si trovavano in ogni continente e in ogni Oceano, e fu spesso accostato all'Impero Spagnolo, sul quale "non tramontava mai il sole". Probabilmente il suo culmine fu tra gli anni '90 dell'800 e il 1900.
L'Impero facilitó la diffusione della tecnologia, del commercio, della lingua e del sistema di governo britannici in tutto il mondo. L'egemonia imperiale contribuì alla crescita economica straordinaria della Gran Bretagna e le diede un ruolo importante nella politica mondiale.
La politica coloniale britannica è sempre stata guidata da interessi strategici, politici e commerciali. Mentre le economie dei colonizzatori avevano mezzi culturali e infrastrutture per sostenere uno sviluppo bilanciato, i territori tropicali Africani si ritrovarono declassati a meri fornitori di materie prime. Le politiche britanniche basate sul vantaggio comparato lasciavano spesso le colonie dipendenti da una singola coltura da esportazione. La tendenza alla manipolazione delle identità etniche e razziali per dividere e dominare la popolazione, lasciò una tragica eredità di guerre dopo la decolonizzazione in Irlanda, India, Zimbabwe, Sudan, Uganda, Iraq, Guyana e Fiji. Il Colonnello Frank Kitson, nel suo libro Bande e controbande (1960) descrive come le autorità britanniche manipolarono la rivolta Mau Mau fino a farla diventare una guerra tra fazioni rivali; alla fine solo 28 bianchi furono uccisi, opposti a 18000 - 30000 nativi.
Il merito di aver per primo usato le parole "Impero Britannico" è di solito attribuito a John Dee, astrologo, alchimista e matematico di Elisabetta I.
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Il retroterra: colonialismo inglese
Espansione nelle isole britanniche e in Francia
Dopo la conquista della Normandia nel 1066, l'Inghilterra sostenne inizialmente i possedimenti di Guglielmo il Conquistatore. La sua politica di coinvolgimento attivo negli affari continentali europei sarebbe durata parecchie centinaia di anni. Entro la fine del XIV secolo il commercio estero, basato inizialmente sulla lana esportata in Europa, era uno dei fondamenti della politica nazionale.
Questi secoli videro l'inizio dell'espansione politica inglese, con la conquista del Galles (1282) e dell' Irlanda (1169). Un breve trionfo in Scozia nel 1296 fu annullato dalla battaglia di Bannockburn, nel 1314. Le due corone si sarebbero poi unite attraverso un'unione matrimoniale nel 1603. Nonostante la perdita della Normandia nel 1204, attraverso matrimoni e eredità dinastica, l'Inghilterra guadagnò ampi territori nella parte ovest della Francia, che perse nel 1453. L'Inghilterra mantenne solo il porto strategico di Calais, perso anch'esso nel 1563.
Crescita dell'impero d'oltremare
L'impero britannico d'oltremare (inteso come l'esplorazione oceanica e la colonizzazione fuori dall'Europa e dalle isole britanniche); ebbe origine nelle politiche marittime pionieristiche di Enrico VII, che regnò dal 1485 al 1509. Basandosi sulle connessioni commerciali nel campo della lana stabilite durante il regno del suo predecessore Riccardo III, Enrico stabilì il moderno sistema marittimo mercantile inglese, che ha espanso ulteriormente la costruzione di navi e al loro raggio d'azione. La marina mercantile fornì la base per istituzioni marine che avrebbero giocato un ruolo cruciale nelle successive avventure imperiali britanniche. Esempi ne furono la Massachusetts Bay Company e la British East India Company. Enrico ha anche ordinato la costruzione del primo porto asciutto e ha migliorato la piccola Royal Navy.
Enrico VIII e la crescita della Royal Navy
Le basi del potere marittimo britannico, poste durante il regno di Enrico VII, furono ulteriormente ampliate per proteggere il commercio britannico e per proteggere le linee mercantili. Il re Enrico VIII fondò la marina inglese moderna, triplicando il numero di navi da guerra e costruendo il primo grande vascello con cannoni pesanti e a lungo raggio. Iniziò l'apparato amministrativo centralizzato, costruì nuovi porti e un sistema di fari che facilitò enormemente la navigazione costale. Dunque Enrico costruì la Royal Navy che sconfisse l' Invincibile Armada nel 1588, e le sue innovazioni posero i semi per la Imperial Navy dei secoli successivi.
L'era elisabettiana
Durante il regno di Elisabetta I, Sir Francis Drake circumnavigò il globo dal 1577 e il 1580, il secondo a raggiungere questo obiettivo dopo la spedizione di Magellano. Nel 1579 raggiunse il nord della California che ribattezzò Nova Albion, sebbene a questa scoperta non seguì una colonizzazione. Di qui in poi gli interessi extraeuropei crebbero stabilmente. Sir Walter Raleigh ha organizzato la prima colonia in Virginia nel 1587 a Roanoke, che ebbe breve vita. La colonia di Roanoke fu abbandonata per mancanza di cibo, il clima impietoso e l'ostilitá indigena.
L'era Stuart
La sconfitta dell'Invincibile Armada nel 1588 ha affermato decisamente l'Inghilterra come potenza navale, sebbene le successive sconfitte navali subite dalla Spagna negli anni 90 del 1500 abbiano fermato i tentativi di colonizzazione del periodo.
Alla fine, nel 1604 Giacomo I pose fine alle ostilitá con la Spagna con il Trattato di Londra: a questo seguì il primo insediamento stabile a Jamestown, in Virginia.
Nei tre secoli successivi l'Inghilterra estese la sua influenza oltremare e consolidó il suo sviluppo politico in patria.
Nel 1707 i parlamenti di Inghilterra e Scozia furono uniti, a Londra, nel parlamento della Gran Bretagna.
La colonizzazione delle Americhe
Il primo impero britannico prese forma nel primo XVII secolo, con la fondazione delle 13 colonie in Nord America, che sarebbero in seguito diventate gli Stati Uniti, delle province atlantiche del Canada e con la colonizzazione di isole più piccole nei Caraibi come Giamaica e Barbados.
Le colonie produttrici di zucchero dei Caraibi, dove la base dell'economia divenne schiavistica, furono agli inizi le colonie più importanti e lucrative. Le colonie americane avevano meno successo commerciale, producendo tabacco, cotone e riso nel sud e materiale navale e pellicce nel nord. Avevano in compenso ampie aree di terra coltivabile e attrassero un maggior numero di colonizzatori inglesi.
L'Impero in America fu lentamente ampliato con guerra e colonizzazione. L'Inghilterra prese possesso di Nuova Amsterdam (in seguito New York) nelle guerre anglo-olandesi. Le colonie americane in crescita spingevano ad ovest in cerca di nuove terre coltivabili. Durante la guerra dei sette anni i francesi furono sconfitti nelle Pianure di Abraham e si assicurarono tutta la Nuova Francia nel 1760, dando alla Gran Bretagna sulla maggior parte dell' America del Nord.
In seguito la colonizzazione dell' Australia (colonia penale inglese dal 1788) e della Nuova Zelanda (1840) si creò una ampia zona di migrazione britannica, causando enormi sofferenze alle popolazioni indigene con guerre e malattie, che ridussero la popolazione locale del 60 - 70% in un secolo. Le colonie ottennero in seguito l'autogoverno, e divennero esportatori di lana e oro.
Libero commercio e "impero informale"
Il vecchio sistema coloniale inglese cominciò a declinare nel XVIII secolo. Durante il lungo periodo di egemonia conservatrice nella politica interna inglese (1714-1762), l'Impero diventò sempre meno importante e rispettato, fino a che un tentativo fallito di cambiarne le sorti (attraverso tasse, monopoli e maggiore controllo) provocò la guerra d'indipendenza americana (1775-1783), privando l'Inghilterra delle sue colonie più popolose.
Ci si riferisce la periodo come alla fine del "primo impero britannico", per indicare lo spostamento dell'espansione britannica dalle Americhe all'Asia e, nel XVIII secolo, all'Africa ("secondo impero britannico"). La perdita degli Stati Uniti mostrò che le colonie non erano particolarmente benefiche in termini economici, in quanto la Gran Bretagna poteva controllare il commercio con le ex colonie senza pagare per la loro difesa e amministrazione.
Il mercantilismo, che aveva caratterizzato il primo periodo coloniale, lasciò il posto in Gran Bretagna e altrove, al liberismo ("laissez-faire") di Adam Smith e Richard Cobden
La lezione delle colonie americane (il commercio poteva continuare a portare prosperità anche senza il controllo coloniale) contribuì (tra gli anni 50 e i 60 dell'Ottocento) all'estensione dello status di "colonia autogovernantesi" alle colonie in Canada e Australia, considerando i loro abitanti come pionieri della madrepatria. L'Irlanda venne trattata diversamente: nel 1801 fu incorporata nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.
In questo periodo la Gran Bretagna mise fuori legge il commercio degli schiavi (1807) e cominciò a imporre questo principio a altre nazioni. Per la metà del XIX secolo la schiavitù era sradicata dal mondo occidentale, sebbene continuasse attraverso canali orientali. Il lavoro forzato rimase comunque nelle colonie britanniche fino a circa il 1920. Con la scusa di "bloccare la schiavitù" la Gran Bretagna avrebbe esteso il proprio potere in Africa.
La fine del commercio degli schiavi e del vecchio sistema coloniale portarono all'affermazione del libero commercio. Alcuni sostengono che questa nascita riflettesse semplicemente la posizione economica britannica e non fosse collegata a veri cambiamenti ideologici. In effetti La Gran Bretagna è sempre stata più diligente nell'imporre la propria politica su altri che nel praticarla essa stessa. Nonostante la perdita delle 13 colonie, la sconfitta di Napoleone nel 1815 rese la Gran Bretagna la prima potenza mondiale. Mentre la Rivoluzione industriale le dava la predominanza economica la Royal Navy dominava i mari. L'attenzione prestata dai rivali alle questioni europee permise alla Gran Bretagna di completare la fase di espansione dell' "impero informale", caratterizzato da libero commercio e predominanza strategica.
Tra il Congresso di Vienna del 1815 e la guerra franco-prussiana del 1870, la Gran Bretagna divenne la prima potenza industriale, con il controllo su oltre il 30% della produzione industriale nel 1870. Come "officina del mondo" La Gran Bretagna potè, grazie alle stabile condizione politica dei mercati d'oltremare, prosperare attraverso il libero commercio senza ricorrere al controllo diretto.